Il nuovo mercato di Testaccio a Roma

Le città del mondo stanno diventando tutte uguali, a causa della proliferazione delle grandi organizzazioni di shopping internazionali. Stessi negozi di vestiti, stessi ristoranti e bar, stessi negozi creativi. Non è quello che cerca il viaggiatore.
Vorrebbe invece entrare in contatto con qualcosa di caratteristico della città in cui sta vivendo per qualche giorno, che lo avvicina alle abitudini di vita di chi ci abita. Che potrà ricordare.

A Roma, si può fare questa esperienza nei mercati rionali, almeno in alcuni di essi. Un tempo e in parte ancora all'aperto, in piazze o strade permanentemente occupate da banchi fissi, e adesso progressivamente spostati in aree chiuse. Mantenendo però, quando il trasferimento è progettato bene,  le stesse caratteristiche di forte interazione tra chi compra e chi vende, convenienza e prodotti tipici della città. Una alchimia non facile da ricreare, ma con impegno ci si riesce. Come nel mercato di Testaccio, ormai decollato e molto frequentato. Non solo alimentare. Comodo per i romani ma anche facilmente accessibile al visitatore, anche straniero.

Con in più la novità dello street food, la possibilità quindi di consumare sul posto i prodotti del mercato, ma non street food omologato, ma ispirato ai piatti tipici della tradizione romana.
Un po' di foto del mercato in un sabato mattina - non il giorno della settimana più frequentato - per dare una idea ed un suggerimento.

I banchi di frutta e verdura sono i più tipici e diffusi come da tradizione


Frequentatori di ogni tipo

Una pausa rilassante direttamente nel mercato

I colori dell'autunno

La stagione più scenografica dell'anno, se vogliamo fotografare la natura. Che possiamo però cercare i luoghi più emozionanti anche fuori dai percorsi più noti, tipo Canada o New England. Ad esempio qui:


La foto è stata ripresa (con un iPhone) a fine settembre su uno dei due Laghi di Monticchio, che si trovano in Baslicata, non distante da Rionero in Vulture e dal confine con la Campania. Non facilissimo arrivarci, ma per noi più raggiungibile del Canada o del New England.
Sullo stesso lago (il lago piccolo) l'antica è imponente abbazia di San Michele. Si gira tutto a piedi. Mi dicono che a volte la domenica ci può essere un po' di gente, gli altri consentono di godere meglio della pace dei laghi. Le indicazioni di Google Maps a seguire.


La Casina delle Civette a Villa Torlonia

Come sanno tutti i lettori di Wikipedia, dentro Villa Torlonia si può incontrare, proprio vicino al perimetro esterno, questa originale costruzione, in stile più o meno alpino, che era il buen retiro preferito del principe Giovanni Torlonia junior fino agli anni '30. Ampiamente danneggiata dall'uso improprio della villa dopo la guerra (accampamento militare), dagli anni di abbandono fino all'acquisto da parte del Comune di Roma ai tempi del sindaco Petroselli e dell'assessore Nicolini (1978), e infine da un incendio pochi anni dopo, la Casina delle Civette è stata infine restaurata alcuni anni fa ed ora è un piccolo museo gioiello di Roma, uno di quegli itinerari insoliti o meno frequentati, ideali per il turista-viaggiatore che vuole stare lontano da luoghi che inevitabilmente saranno rovinati dal turismo di massa (e non gli lasceranno grandi ricordi).

Pur essendo originale nella struttura e avendo una storia interessante, intrecciata alle vicende controverse della famiglia Torlonia, la Casina in sé non avrebbe potuto giustificare un museo dedicato, e d'altra parte senza una destinazione chiara e un introito pur minimo la manutenzione sarebbe stata un problema. La curatrice dei musei nelle ville romane, Alberta Campitelli, ha avuto però una idea vincente partendo da una delle peculiarità della Casina, gli interni caratterizzati da un grande numero di vetrate in stile liberty, secondo la moda dei primi decenni del secolo scorso. Vetrate difficili da produrre ora, in vetro colorato direttamente nella pasta, con una ampia gamma di sfumature, pezzi minuscoli e così via. Di grande valore, pur essendo questa forma d'arte non più attuale. Ovviamente molte erano andate distrutte, ma altre erano state nel tempo conservate nei magazzini, oppure vendute per ville private e ancora recuperabili, oppure ricostruibili grazie ai disegni originali che invece erano in gran parte disponibili.


Dopo un intenso lavoro la Casina è stata risarcita di buona parte delle sue vetrate originali, e così un visitatore di oggi può entrare in questo mondo vintage e in questi arredi che riportano ad un tempo nel quale l'estetica e le scelte stilistiche dominavano il mondo.


Uno dei più fortunati ritrovamenti, la vetrata dei pavoni. Era rimasto solo il disegno in grande formato, ed era esposto in una mostra al Palazzo delle Esposizioni dedicata appunto alle vetrate liberty, diversi anni fa. Sulla descrizione era riportato che l'originale era smarrito e probabilmente distrutto. Quando una signora di una certa età, parlando con la curatrice della mostra, presente in quei giorni, le chiede come mai fosse scritto che era perduta, visto che invece stava nella cantina di casa sua, nella sua villa in campagna. Naturalmente è seguita subito una trattativa ed un acquisto, a un prezzo anche ragionevole (la signora non ne approfittò) di questa "arte di luce" che tutti ora possono ammirare. Nella immagine che segue uno dei soffitti affrescati nella Casina.


Un angolo di Giappone a Roma

Non parliamo di ristoranti, ma di giardini in puro stile orientale, come noto del tutto diverso dal nostro approccio occidentale, che sia nello stile italiano, francese o inglese. Per apprezzare la magia di un giardino giapponese, organico o zen che sia, bisognerebbe investire il tempo, l'impegno (e i soldi) richiesti da un viaggio nel controverso ma affascinante paese del Sol Levante, prendere un aereo e scendere a Kyoto, soggiornare nelle locande tradizionali (ryokan) e magari esplorare (in treno) luoghi ancor meno battuti nel Nord dell'arcipelago.


A Roma però è possibile un assaggio, una breve immersione nell'armonia tra natura, scorrere del tempo (e noi), obiettivo del giardino giapponese, grazie al Centro di cultura giapponese, nato parecchi anni fa (nel 1962) e ospitato in una sede che, anche come scelte architetturali e materiali, rispetta le regole dell'abitazione tradizionale, pur se adattata alle esigenze di una costruzione moderna.
Oltre che iniziative orientate alla diffusione della cultura giapponese, all'apprendimento della lingua e a mostre d'arte o di fotografie (al momento è visibile la mostra Memoria senza suono, con immagini in bianco e nero molto belle del fotografo Koji Inoue sul Giappone negli anni '50 e '60), non manca un piccolo giardino giapponese organico (con piante erba ecc.) accuratamente progettato in sintonia con il terreno originale, come da regole, e dotato di 5 alberi di ciliegi da fiore, pini nani, glicini, laghetto e pietre accuratamente disposte.


C'è tutto insomma, anche se in piccolo, e una immersione nell'armonia di un vero giardino giapponese la si può sperimentare, anche se la visita sarà in gruppo e guidata, e bisognerà avere pazienza, provare a prenotare più volte, soprattutto nella breve stagione della fioritura dei ciliegi e del glicine, e in tanti vogliono visitarlo. Conviene appoggiarsi a qualche organizzazione.





Roma fuori dai soliti itinerari: la Casina Nobile di Villa Torlonia

Il turista che visita Roma si sente in dovere di vedere con i suoi occhi i luoghi mitici della città eterna, il Colosseo, la fontana di Trevi, la Cappella Sistina e così via. Il tempo limitato, le folle del turismo di massa e le conseguenti inevitabili code, lo stato a volte non ottimale dei luoghi (Colosseo e fontana di Trevi in restauro in questo periodo) trasformano facilmente quella che doveva essere una emozione in una delusione. Meglio forse continuare vivere questi luoghi nel ricordo o nella immaginazione, facilitata anche da decine di documentari e film già visti, soprattutto se il tempo dedicato a Roma è limitato a pochi preziosi giorni. E andare alla ricerca di luoghi meno noti e altrettanto interessanti ma meno affollati, dove emozioni e "grande bellezza" si possono apprezzare veramente.

Ad esempio la Casina Nobile di Villa Torlonia, ovvero il palazzetto principale di questa villa della aristocrazia papalina che ha poi vissuto molte vicende storiche, da residenza ufficiale di Benito Mussolini, a sede del comando militare alleato, al lungo abbandono e infine all'acquisto da parte del Comune di Roma nel 1977 e alla destinazione a parco pubblico, nell'elegante quartiere Trieste poco fuori le mura e poco distante da Porta Pia (si raggiunge facilmente con il bus/filobus 90).

Gli interni hanno subito un grande numero di oltraggi nei vari usi impropri e in particolare nella occupazione militare degli anni '40, nella quale sono andate distrutte le elaborate tappezzerie delle stanze. Ma gli accurati restauri hanno consentito di ricreare la bellezza originale, forse più essenziale, come documentano le foto riprese in una visita recente. In più ci sono sorprese come il bunker fatto costruire da Mussolini sotto il palazzetto, ma non finito in tempo, le sculture di Canova ritrovate abbandonate nei magazzini, o la finta tomba etrusca usata forse per riti massonici e riscoperta per caso perché i passaggi erano crollati  (l'ultimo dei Torlonia abitanti in villa era massone). Non sempre visitabile, chiedere. E intorno c'è un grande parco, che consente un momento di relax e di riflessione al turista.

Le stanze attorno alla sala da ballo centrale




Su uno di questi preziosi muri di marmo, proprio nelle prime sale, si possono
notare i segni delle freccette fuori bersaglio. Era usata infatti dai soldati e
ufficiali inglesi per quetso popolare passatempo da pub.

Uno dei tromp-l'oeil rimasti e che è stato possibile restaurare

Il finestrone che illumina la sala da ballo (a sinistra nella foto) era stato fatto chudere da Mussolini, per costruire un passaggio tra la sua stanza e quella della moglie Rachele Guidi nel quale era posizionata anche una stanza da bagno in comune. Una superfetazione eliminata nella ristrutturazione per ricreare la ambientazione originale. I palchi sui due lati (si vede quello di destra) servivano per l'orchestra.


Una immagine della piccola sala sotterranea che riproduce fedelmente una tomba etrusca. Ritrovata per caso durante i lavori di ristrutturazione della Casina Nobile, controllando una botola sul piazzale di cui non si capiva il possibile uso.